Le Corbusier – Nuova stagione architettonica

Dopo la realizzazione di villa Savoye Le Corbusier intraprende una nuova stagione architettonica, preannunciata nella sua pittura dall’inserimento di elementi figurativi,  che in seguito chiamerà “oggetti a reazione poetica”.
alessandria - le corbusier
 
Le Corbusier, nel ripensare lo  spazio domestico e ricercare soluzioni  a basso costo per una produzione in serie degli allogi,  mostra una sensibilità particolare verso la questione sociale dell’abitare.  I suoi progetti,  a partire dalle prime elaborazioni di Maison Dom-Ino,  mostrano un pensiero architettonico imprescindibile dalle considerazioni sulla città.
La Città contemporanea per tre milioni di abitanti (1922) è la dimostrazione della sua straordinaria  capacità di sviluppare gli aspetti urbani dell’architettura  e del suo perseguire l’ideale di città finalizzata all’umanizzazione della vita. Il materiale urbanistico dei suoi progetti è rappresentato da quelle che lui definisce le “gioie essenziali”: sole, spazio e verde; la città è pensata organizzata secondo una griglia ortogonale all’interno della quale gli uffici,  concentrati al centro,  vengono collocati all’interno di torri cruciformi di sessanta piani,  mentre le residenze si configurano  in blocchi,  le cosiddette Immeuble-Villas,  alte da dieci a venti piani,  caratterizzate da alloggi duplex,  ciascuno dotato di un giardino pensile.  Il resto della superficie urbana è occupato da verde rigoglioso e da ampi assi stradali ininterrotti per facilitare il traffico veicolare.
Un’evoluzione del prototipo di città ad alta densità è il progetto di Ville Radieuse (1931),  città lineare caratterizzata da un’estensione illimitata e suddivisa in fasce parallele:  gli uffici in alto,  la residenza al centro,  l’industria in basso.  Il tutto è separato da ampie strade a scorrimento veloce, oltre che da enormi aree verdi che occupano ben l’88 % della superficie complessiva.
Il principale fattore innovativo introdotto in questa città rispetto alla Città contemporanea riguarda la tipologia abitativa proposta.
Il blocco dell’Immeuble-Villa viene abbandonato a favore del blocco cosiddetto à redent (case a schiera dal prospetto alternativamente arretrato o allineato con il fronte stradale),  forma edilizia più economica e idonea per le abitazioni di massa,  che con il suo sviluppo lineare meglio si confà all’idea di una fascia continua occupata da residenze.
Alla base di questo nuovo modello di città c’è inoltre l’idea di sopraelevare ogni edificio,  ma anche le strade,  su pilotis,  per fare della superficie del terreno un parco continuo rigorosamente al servizio dei pedoni.
Per la città di Rio de janeiro  e qualche mese dopo anche per la città di Algeri,  l’architetto propone un piano di ampliamento che si configura come un’imponente infrastruttura costiera sopraelevata la quale , oltre a un’autostrada,  contiene numerosi piani da destinare a “luoghi artificiali” per uso residenziale.
Si tratta però delle ultime proposte urbane caratterizzate da una certa enfasi monumentale,  quelle che seguiranno lo vedranno propendere per soluzioni meno idealizzate,  più pragmatiche.
E anche quando,  nel 1950,  viene invitato a disegnare il piano generale per la città di Chardigarh,  in India,  Le Corbusier condenserà la vocazione monumentale dei precedenti piani urbanistici nel complesso rappresentativo del Campidoglio.
Le proposte per i piani di ampliamento di Rio e Algeri,  con la loro configurazione sinuosa,  introducono a quella che è considerata una svolta nella poetica dell’architetto:  l’abbandono progressivo dello stile astratto e austero dell’estetica purista,  la perdita di fiducia nei confronti dei progressi raggiunti dalla tecnica industriale .
Da questa riscoperta dell’ordine naturale delle cose scaturiscono architetture definite “brutaliste” per l’uso diretto di materiali,  come pietrisco grossolano,  legno non rifinito,  mattoni a faccia vista e in particolare béton brut,  ovvero cemento grezzo.
Fra i risultati più maturi e complessi della nuova estetica brutalista  troviamo l’Unité d’Habitation (1947 -1952) realizzata a Marsiglia per soddisfare,  con i suoi diciotto piani e trecentotrentasette appartamenti duplex,  la carenza di alloggi del dopoguerra.
Si tratta di un imponente monolite,  in cui ogni parte è dimensionata in funzione delle misure dettate dal Modulor,  un sistema di proporzioni sviluppato da Le Corbusier stesso a partire dalle misure del corpo umano.
Ciò che ne deriva è un monumentale transatlantico che si impone sulla scena urbana come un vero e proprio “condensatore sociale”,  in cui oltre agli alloggi per milleseicento abitanti trovano spazio un centro commerciale,  un albergo e un tetto attrezzato come spazio-gioco per bambini;  il tutto dimensionato secondo le perfette proporzioni della scala umana e disegnato con una certa libertà gestuale.
Più spazio alle emozioni
Un’altra architettura che riassume il senso della ricerca corbusieriana degli anni Cinquanta è il convento domenicano di La Tourette (1953 -1960) costruito vicino a Lione.
Qui, al rigore assoluto imposto dalla committenza si unisce la ricerca di quello che Le Corbusier  chiama lo “spazio ineffabile”, ovvero il “compimento dell’emozione plastica”,  ottenuto grazie a un sapiente uso della luce come materiale costruttivo;  catturata da “cannoni di luce”,  questa irrompe negli ambienti trasformando l’essenziale nudità che li caratterizza in enfasi poetica.
Ma l’architettura che più di ogni altra simboleggia il raggiungimento dello “spazio ineffabile” è la cappella di Ronchamp (1950 – 1955), che l’architetto progetta lasciandosi guidare dalle suggestioni offerte dal contesto : un’architettura dalle forme scultoree,  le cui curve,  nel rivolgersi ai quattro punti cardinali,  generano una spazialità “pulsante”,  che all’interno avvolge i fedeli e all’esterno abbraccia l’universo naturale.
L’aspetto più noto di Le Corbusier è sicuramente quello dell’architetto teorico del Razionalismo europeo che definì  il nuovo modo di intendere la progettazione, segnando la nascita dell’architettura moderna, ma egli fu in realtà un artista globale, per il quale il concetto di integrazione e unificazione di tutte le forme d’arte, pittura, scultura, disegno, progettazione architettonica, decorazione era basilare ed  irrinunciabile, fondato su uno stesso agire concettuale e creativo.

Tesina Sab

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6 pensieri su “Le Corbusier – Nuova stagione architettonica

  1. Peccato, mi piacerebbe vederla …. ci ho lavorato tanto su di lui …. quando sai un po le cose te le gusti di più òe mostre … beh se ci vai poi me ne parlerai … ciao 🙂

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