Categoria: Film – Trame e recensioni

Un’amicizia

Caro Mario, mi piace la tua vivace intelligenza … tu scrivi i temi con facilità, sei farfallino , arrivi tardi o decidi di non andare a scuola , sei curioso e ti piace sentirti ammirato, coccolato … 
E sei stato fortunato , hai trovato Franco che era tanto contento di avere e di esserti amico 

Caro Franco , mi piace la tua sensibilità, la tua delicatezza e dolcezza … ti hanno insegnato il rispetto, la riconoscenza … e così giovane hai già dentro un grande dolore … la perdita dell’affetto più caro … hai conosciuto Mario e lo hai messo su un piedistallo … ecco un amico hai pensato e ti sei dato a lui in tutto .. tu cercavi l’amore che ti è mancato 

Ecco , questa è la storia raccontata nel film Amici per la pelle , film in bianco e nero del 1955 di Franco Rossi 
sab

Vivere – Akira Kurosawa

Questo è un altro film che mi è rimasto nel cuore.
Una vita , quella del protagonista, passata in un ufficio buio a svolgere mansioni burocratiche di richieste di cittadini con il solo compito di visionarle e passarle ad altre persone di rango superiore sapendo che verranno archiviate senza un seguito concreto e risolutivo.
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E un giorno quest’uomo scopre di avere un male incurabile e comincia a riflettere sul significato della propria esistenza e di quanto sia stata vuota e senza azioni d’amore e di solidarietà.
Un uomo che decide di voler fare qualcosa nel tempo che gli rimane, di voler dare un contributo, un uomo che vuole dare un senso alla sua vita .
Ecco allora che si attiva nella lettura dell’ennesima richiesta di alcuni cittadini per la realizzazione di un giardino per i giochi dei loro figli.
Questa volta non passerà la pratica ai suoi superiori, questa volta personalmente cercherà e farà di tutto affinchè il progetto di realizzi.
Sarà una lotta dura contro tutte le porte che gli si chiuderanno davanti senza ricevere una risposta .
Ma il protagonista non demorde e non si scoraggia e farà di tutto fino alla fine dei suoi giorni.
Una fine che il regista ci propone comunque come una sconfitta verso quel potere che non si lascia scalfire da sentimenti e amore .
Morirà solo in quel luogo in cui aveva riposto tutte le sue speranze di riscatto per far trionfare un po’ di umanità vera ; luogo che si realizza grazie alla sua tenacia ma di cui non avrà nessun riconoscimento perchè sarà l’amministrazione locale ad essere lodata e di lui non si farà menzione alcuna.
Molto intense le scene in cui i suoi parenti, amici e colleghi di lavoro si ritrovano per commemorare la sua dipartita bevendo sakè, come in uso nel suo Paese.
 Ed è qui che vengono alla luce, ben delineate, le varietà umane, i dissapori, il sentirsi in colpa, l’arroganza , le ipocrisie, e tanti altri aspetti che tradiscono il silenzio finali di tutti i partecipanti .
Un’analisi pulita, senza sentimentalismi che lascia tantissimi spunti di riflessione, che trasmette la sensibilità forte di Kurosawa nei confronti di tematiche profonde come il rapporti con i propri simili e con se stessi e anche la sensibilità nei confronti della inadeguatezza delle strutture e della macchina burocratica .
Ma soprattutto, secondo me, un messaggio di speranza come desiderio di prevaricare sulle ingiustizie attraverso l’uso del cuore, dell’intelligenza, dei valori etici e morali e della volontà .
La volontà come molla per cambiare, per superare .
Il Muro da superare è un macigno , sembra dire Kurosawa, ma adoperarsi con volontà è l’unica strada … una strada che mette dubbi  anche nelle persone che ti circondano … che fa riflettere … che fa pensare che possono esserci altre vie per farti uscire dalle convenzioni, dalla routine vuota di una giornata lavorativa.
Mettersi nel mondo come uomini, con la propria individualità e smettere di delegare .
Questa è una pellicola in bianco e nero del 1952.
Nel cast del film recita Takashi Shimura che era presente  in molti film di Kurosawa
e che qui interpreta il povero dipendente Kanji Watanabe.

Sab.

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Il Decameron di Pier Paolo Pasolini

Da un’intervista a Pasolini
“ … è stata una gran voglia di ridere che ha ispirato il  Decameron…    si narra per il gusto di narrare, o si rappresenta per il gusto di rappresentare. Cosa si narra e si rappresenta? Qualcosa che non c’è più, uomini, sentimenti, cose. Non c’è dico storicamente …  Godere la vita (nel corpo) significa appunto godere una vita che storicamente non c’è più … In realtà con questo film non solo ho giocato ma ho capito che il cinema è gioco,  cosa semplicissima che mi ci sono voluti dieci anni per capire … Ma giocando mi distinguo da una realtà che non mi piace più. Ho scelto Napoli per il Decameron perché Napoli è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano … Non ho preteso nel Decameron di esprimere la realtà con la realtà, gli uomini con gli uomini, le cose con  le cose, per farne un’opera d’arte, ma semplicemente per “giocare” appunto, con la realtà che scherza con se stessa .. “
 
 
 
 
 
Al Festival di Berlino del 1971, nel cui ambito il Decameron  fu presentato il 28 giugno, il film ricevette l’Orso d’argento con questa motivazione:  “Per il rigore artistico, la maturità cinematografica e il corposo umorismo in cui Pasolini ha ricreato l’ironia irriverente del Boccaccio e non soltanto ha raggiunto la pittoresca autenticità del Medioevo , ma vi ha tradotto, con sana vitalità, un’immagine del mondo d’oggi”.
Tratto da Luciano De Giusti – I film di Pier Paolo Pasolini 
Questa è la scena finale del film Il Decamerom, dove Giotto (interpretato da Pasolini) fa un sogno … 

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