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Innamorarsi

Quando affondano le mie dita nel tuo manto setoso 
e mi ritorna il tuo piacere in musica felina
innamorarsi
Quando affiorano immagini e intonazioni gioiose
di volti e corpi che parlano come impronte
Quando lo sguardo è lontano senza occhi
e ciò che vedi è limpido e solare
Quando il desiderio di esternare pulsa
con l’intensità di un battito 
di un cuore affannato 
Mi immergo in questi fiori
senza esitare
Sab smile 

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Sandro Botticelli e La Primavera (1478 – tempera su tavola – Uffizi –Firenze)

Nello scritto precedente si diceva che esisto due tipologie di Veneri:  Pandemia o terrena e Urania o Celeste.
Si pensa che nel dipinto La primavera, Sandro Botticelli abbia rappresentato la Venere Pandemia.
 
Come si diceva, alla Corte di Lorenzo il Magnifico torna in auge la figura mitologica e si cerca di conciliare mondo pagano e mondo cristiano.
Questo quadro ha avuto tanti titoli, tra cui quello di “ Il giardino di Venere”.
Nel 1800 prevale l’idea che esso rappresenti  un’allegoria della primavera per cui è rimasto il titolo La Primavera.
Giorgio Vasari, che vide il quadro nella villa De Medici, espone diverse ipotesi sul significato dell’opera.
La prima ipotesi  è che il quadro sia un’allegoria dei mesi primaverili.
Come prova di questo c’è il fatto che la scena si svolge in un aranceto e sotto ci sono tutte le varietà di fiori , che gli studiosi hanno analizzato, che sono proprio i fiori che fioriscono nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio e che quasi tutti erano presenti nel giardino di Villa de’ Medici.
 
La seconda ipotesi è che il quadro fosse un omaggio al poeta contemporaneo Angelo Poliziano, il più importante poeta della Firenze del ‘400.
Poliziano aveva scritto un poema celebrativo  “Stanze per la giostra di Giuliano de’ Medici”(parente del Magnifico morto in giovane età).
In questo poema c’è proprio un passo in cui si descrive il giardino della primavera, con le Grazie , dove il tempo non arriva mai.
 
La terza ipotesi  è stata avanzata da Gombrich, uno studioso tedesco di storia dell’arte (Iconologia).
Egli diceva che se il clima culturale era quello neoplatonico , bisognava forse vedere se nel quadro c’era un’allegoria del Neoplatonismo.
Questa ipotesi si può , a sua volta, dividere in due filoni.
Nel primo filone tutti i personaggi vanno letti da destra verso sinistra. Ci sono tre gruppi di personaggi.
All’estrema destra c’è Zeffiro che è il vento di primavera che rapisce la ninfa Floris che, fecondata, si trasforma in Flora dea della primavera; la mano di Floris è quasi trasparente e si fonde con la figura di Flora ( questo si nota dagli ultimi restauri).
 
 
 Al  centro c’è Venere con sopra suo figlio Cupido e altre tre figure femminili che sono le Tre Grazie.
L’ultimo personaggio a sinistra , che sta scacciando le nubi con un bastone con due serpenti, è Mercurio (il caduceo è il bastone tipico di Mercurio).
Tutti i personaggi potrebbero proprio corrispondere,  secondo Gombrich,  a Marzo  sulla desta, Le Grazie ad Aprile e Mercurio a Maggio; infatti il vento di Zaffiro comincia a spirare proprio in Marzo e Mercurio è figlio della dea Maja da cui il mese majus (Maggio).
Si potrebbe ipotizzare che Venere sia la forza dell’amore che fa fiorire e rigenerare la natura; Venere è la madre delle Tre Grazie e rappresenterebbe in questo caso, siccome è messa nel giardino, Madre Natura.
Ma Gombrich va oltre e si chiede, visto che il clima è quello neoplatonico, se le figure non possano in realtà rappresentare i vari stadi dell’amore.
Allora Zeffiro che rapisce Floris e che poi trasforma in Flora, rappresenterebbe la prima fase dell’amore in cui l’uomo vede il corpo della persona amata, quindi è la fase dell’amore sessuale.
Al centro allora avremmo la Venere Pandemia, terrena che benedice la scena con la mano e infatti l’amore è sotto la sua protezione, ecco perché Cupido sta per scoccare la freccia.
 
L’amore poi si eleva(come diceva Marsilio Ficino) e infatti , dalla contemplazione della bellezza del corpo, si passa anche alla contemplazione della bellezza interiore della persona; è uno stadio più alto dell’amore.
Poi, alla fine della contemplazione della bellezza della persona, si contempla la sua anima e poi l’anima di tutti gli uomini fino ad arrivare a Dio.
Quindi , le Tre Grazie rappresenterebbero l’amore per l’interiorità, per l’anima e infatti la fonte che probabilmente ha utilizzato il Botticelli per dipingere le Tre Grazie, sono delle parole di Seneca (filosofo romano morto sotto Nerone) appartenente alla corrente dello Stoicismo.
Seneca diceva che delle Tre Grazie la prima da il favore, la seconda lo riceve e la terza lo restituisce.
In realtà intrecciano le mani ed è proprio segno di concordia fra di loro.
Se diamo una lettura cristiana, questo diventa l’amore disinteressato, quindi un livello più alto di amore.
Mercurio infine scaccia le nubi con il caduceo e guarda verso l’alto, verso il cielo, verso il mondo delle idee, verso il mondo dove c’è Dio, quindi un livello ancora più alto di Amore.
Nel secondo filone  Gombrich va avanti in un’altra interpretazione e dice di guardare meglio la figura di Venere Pandemia che fa scaturire innamoramento , e dice che si può aggiungere anche un altro significato che è quello morale.
Intende dire che la Venere rappresenta anche un invito morale a scegliere i valori dell’Humanitas  (la fonte deriva da Apuleio nel lo scritto L’asino d’oro).
Humanitas significa avere grande cultura, raffinatezza e amare e rispettare l’uomo con le sue manifestazioni.
La prova di questo fatto l’abbiamo da una lettera scritta da Ficino a Lorenzo da Pierfrancesco in cui si diceva: “Scegli anche tu come fece Paride che scelse (l’Humanitas) Venere  ; questo era un invito al buon governo , alla correttezza e Botticelli era al corrente di questa lettere perché era amico di Ficino.
 
Quindi, secondo Gombrich, Botticelli riporta l’Humanitas nel suo quadro.
Questa ultima è l’ipotesi più accreditata.
Quarta ipotesi  . Nel 1997 l’Italiana Claudia Villa ha proposto una nuova interpretazione.
Marziano Capèlla ( IV –V sec. d.c.) era un poeta africano della fine dell’Impero Romano che aveva scritto un poema  “ Le nozze di Mercurio e Filologia”.
Per tutto il Medioevo e il ‘400 tutti lo leggevano, era in tutte le biblioteche, per cui non sarebbe sbagliato fare riferimento a qualcosa che tutti conoscevano.
In base a questa interpretazione,  la primavera Flora sarebbe la Retorica perché in latino si chiamano flores (fiori) le belle parole (flores retorica).
Quindi una figura che sparge fiori può voler dire : la retorica che sparge le sue belle parole sulla pagina.
E’ un’ipotesi che sconvolge completamente il clima e la scena; la mitologia diventa l’arte del bel scrivere.
Flora andrebbe a sposarsi con Mercurio e al centro ci sarebbe Venere che semplicemente suggellerebbe le nozze.
Quello che sembrava Zeffiro potrebbe essere il Furor (Follia) cioè l’ispirazione poetica della follia, che ispira lo scrittore (Platone l’aveva chiamata Divina Follia).
Ancora oggi non sappiamo in realtà cosa quest’opera volesse simboleggiare ma sappiamo che Botticelli era quasi un filosofo.
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E passiamo ora ad analizzare la tecnica .
Il quadro è una tempera su tavola e non c’è prospettiva;  Botticelli la rifiutava.
Infatti le figure sono proprio “appiccicate” contro il prato e contro il cielo.
Siamo in un periodo in cui ormai Firenze comincia a ritenere insufficiente la prospettiva brunelleschiana e a metterla in crisi avevano già cominciato Paolo Uccello e Filippo Lippi.
Botticelli dà l’ultima mazzata alla prospettiva e d’ora in poi si spingerà verso cose completamente nuove.
La prospettiva viene ritenuta un puro artificio che non rispetta la visione oculare.
Prende il sopravvento la linea; la notiamo bene nella faccia della Primavera e nelle Tre Grazie dove si vede bene la linea di contorno che forma i veli delle figure, i capelli, gli occhi di Flora, i denti; tutto è fatto grazie alla linea di contorno.
 Questa diventerà proprio una caratteristica della pittura fiorentina del ‘400 e del ‘500.
Bisognerà arrivare a Leonardo per sentir dire che non si può dipingere con la linea di contorno.
Anche le figure sono disposte formando una linea sinuosa che serpeggia da destra a sinistra.
C’è molta eleganza ma non c’è realismo.
I valori che esprime un quadro del genere sono l’aspirazione ad un mondo di bellezza e non ad un mondo reale.
Non c’è legame col mondo reale come per esempio avevano fatto Donatello e Masaccio che avevano reso attuali le loro scene.
Qui abbiamo un mondo al di fuori del tempo, fantastico.
 
Spero che vi abbia interessato anche perchè non ho finito! hahah vorrei analizzare dei quadri di altri periodi della vita di Botticelli e concludere su come  abbia cambiato atteggiamento nei confronti del pensiero del suo tempo.
Arrivederci alla prossima 🙂

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